
Le coppie che vogliono avere dei figli spesso nutrono il desiderio di concepire, nello specifico, un maschio oppure una femmina: magari il papà vorrebbe un bimbo a cui insegnare ad andare in bicicletta, oppure la mamma vorrebbe cucinare una torta insieme alla propria bimba.
Secondo l’opinione pubblica decidere in anticipo il sesso del bambino è immorale, noi invece pensiamo che sia comprensibile a livello umano e che, soprattutto, tale desiderio non comprometta il bene che si vorrà al nascituro indipendentemente dal sesso.
Vediamo, in questo articolo, in cosa consiste il metodo Babydust ideato dalla ricercatrice Kathryne Taylor.
Il metodo Babydust, cos’è e come funziona
I metodi per stabilire, prima della nascita, il sesso del bambino sono tantissimi e risalgono alla notte dei tempi, quando in alcune culture era preferibile che a nascere fossero più i maschi che le femmine.
Oggi si ripresenta il medesimo quesito, fortunatamente per motivazioni differenti rispetto a quelle che spingevano i nostri antenati a desiderare una cosa del genere. I suggerimenti per far si che il proprio desiderio si avveri si sprecano: si va dal seguire una determinata alimentazione, ad assumere determinate posizioni sessuali anziché altre durante il concepimento.
Kathrine Taylor ha iniziato ad effettuare alcune ricerche sull’argomento, con lo scopo di sviluppare un metodo che consentisse di determinare il sesso del nascituro. Inizialmente i suoi studi erano fini a se stessi, nel senso che le varie prove fossero volute per “programmare” la nascita dei suoi figli: la nascita di un bambino nell’anno 2012 e la nascita di una bambina nel 2014.
In seguito a questi due lieti eventi anche amici e parenti iniziano a rivolgersi a Kathrine, per ricevere qualche buon consiglio in merito all’argomento.
Sostanzialmente il metodo Babydust si basa sul costante monitoraggio dell’ovulazione, ovvero l’uscita dall’ovario degli ovociti maturi e quindi idonei alla fecondazione. Il monitoraggio dell’ovulazione era stato già oggetto di uno studio effettuato, nel 2011, da Léonie McSweeney.
In quell’occasione il progetto vedeva coinvolte ben novantanove coppie, le quali consumavano i rapporti sessuali in determinati periodi.
In particolare chi voleva una bambina avrebbe dovuto consumare un rapporto sessuale una sola volta, l’importante è che ciò accadesse due o tre giorni prima dell’ovulazione.
Chi desiderava un bambino avrebbe dovuto consumare due volte un rapporto sessuale, in un periodo di tempo quanto più vicino possibile al giorno dell’ovulazione.
Questo è il principio su cui si basa anche il metodo Babydust con una differenza sostanziale riguardante, in particolare, il metodo con cui l’ovulazione viene calcolata.
Il metodo utilizzato da McSweeney considerava finita l’ovulazione nel momento in cui il muco cervicale, ovvero una sorta di tappo che chiude il canale che collega la vagina all’utero, assumeva una consistenza cremosa.
Effettuare l’esame del muco cervicale non è, però, molto affidabile in quanto la densità di quest’ultimo è dovuto a diversi fattori variabili e molto soggettivi. Il metodo Babydust, invece, raccoglie giornalmente i dati relativi all’ovulazione per almeno tre mesi prima di provare a passare alla fase successiva, cioè al concepimento.
L’oggetto di studio nel caso del metodo Babydust è l’ormone luteinizzante, ovvero un ormone stimolante delle gonadi. Esso deve essere analizzato giornalmente per due volte, alla mattina ed alla sera, poiché solo facendo in questo modo si potranno avere dei risultati precisi.
Al fine di registrare dati precisi relativi all’innalzamento dell’ormone luteinizzante la ricercatrice ha anche messo a punto degli speciali test di ovulazione, i quali sono stati progettati appositamente per il Babydust Method.
Come afferma la stessa ricercatrice il metodo Babydust si basa su di una combinazione di frequenza, tempi e monitoraggio del ciclo in modo da innalzare, in maniera naturale e non forzata dal punto di vista scientifico, le probabilità di avere un bimbo oppure una bimba.
Kathrine Taylor, chi è e quali competenze possiede
Kathrine Taylor è laureata in Microbiologia, Immunologia e Genetica Molecolare presso l’Università della California di Los Angeles.
Già allora la ricercatrice aveva mostrato interesse per l’argomento in questione, effettuando numerosi studi relativi alle possibili variabili in grado di esercitare un’azione determinante su uno spermatozoo X oppure Y che feconda un ovulo.
La stessa Kathrine ricorda che, durante quel periodo, passava il suo tempo libero a leggere riviste di settore ed articoli riguardanti questo interessante argomento. Il suo metodo, sino a questo momento, sembra essere il più semplice sia da comprendere che da attuare, oltre ad essere il più risolutivo.
Altri metodi utili a decidere in anticipo il sesso del bambino
Nell’immaginario collettivo sono diversi i fattori naturali da prendere in considerazione, qualora si voglia determinare il sesso del proprio bambino.
Quello più importante è l’alimentazione che la futura mamma dovrebbe seguire nella fase che precede il concepimento: in particolare è consigliata l’assunzione di calcio e magnesio per concepire una bambina, quindi si a pollame, tacchino, crostacei, cipolle, cacao.
Per un bambino occorre preferire cibi contenenti potassio e sodio, quali legumi, frutta, riso, carni e pesce.