
Perciò, sia per chi vi si debba rapportare la prima volta sia per chi abbia già avuto esperienze al riguardo, approfondire la conoscenza di tale patologia può rivelarsi utile per il trattamento, la cura e, in alcuni casi, la prevenzione.
Anzitutto che cos’è il broncospasmo?
Si inizia col dire che il broncospasmo è una condizione consistente in una contrazione temporanea della muscolatura dei bronchi con conseguente loro restringimento che comporta quindi una difficoltà nel passaggio dell’aria. Venendosi così a creare una vera e propria ostruzione, i suoi segnali caratteristici sono il respiro sibilante e la dispnea, un sintomo conosciuto anche suggestivamente come ‘’fame d’aria’’ che consiste in difficoltà respiratoria.
Le sue manifestazioni tipiche consistono in un respiro difficoltoso e più rapido (iperventilazione) accompagnato da suoni sibilanti (‘’fischi’’) nella fase di espirazione, cioè quando l’aria viene fatta uscire dai polmoni. Questi rumori anomali in genere possono essere percepiti dal medico tramite l’uso di fonendoscopio, mentre nelle forme più gravi sono udibili anche senza apposite apparecchiature.
Oltre all’aumento della frequenza respiratoria i genitori possono notare delle rientranze intercostali e sul giugulo, ossia tra le costole o nella fossetta posta al di sopra dello sterno. Inoltre il bambino tenderà a respirare con la pancia, cosa che rende facile contare la frequenza dei suoi respiri (basterà in questo caso alzargli semplicemente la maglietta).
Quali sono i soggetti più a rischio?
Sono i bambini in età prescolare i più soggetti a tale manifestazione, evenienza frequente nella fascia da 0 a 6 anni. Nei primi anni di vita infatti, fino a circa sei anni, un attacco di ostruzione bronchiale può avvenire in circa il 30% dei bambini.
Per cercare di fare una valutazione su quale possa essere l’iter patologico di questi bambini, si tiene conto del fatto che, quando si parla di asma, nei bambini al di sotto dei 3 anni esistono sostanzialmente due possibili scenari nel comportamento e nell’evoluzione della malattia:
I 2/3 dei bambini che hanno broncospasmo e respiro sibilante ricorrenti si trovano in una condizione transitoria in quanto la patologia scompare spontaneamente prima dell’età scolare.
Questi bambini presenteranno il respiro sibilante (anche noto come ‘’wheezing’’) solo nel corso di infezioni virali delle vie aeree, quando al lume ristretto dovuto alla costituzione stessa si andrà a sommare un restringimento ulteriore dovuto all’infiammazione delle pareti, che tenderanno a gonfiarsi.
Va da sé che in queste situazioni il problema si risolve con la crescita: dopo i 3-4 anni, aumentando il volume dei bronchi, anche restringendosi non causeranno più ostruzioni e problemi respiratori per cui non ci saranno più episodi. Tuttavia con il tempo questi soggetti conserveranno una tendenza a sviluppare bronchiti croniche, soprattutto se una volta cresciuti prenderanno a fumare.
Al contrario, in circa un caso su tre il problema permane oltre ai 6 anni di età ed al bambino verrà diagnosticata una condizione asmatica.
I fattori di rischio, cioè tutti quegli elementi che permettono di ipotizzare che il bambino possa divenire asmatico e che lo predispongono maggiormente a cronicizzare (perdurare nel tempo) la malattia sono principalmente tre:
– avere almeno un genitore che soffre di asma
– se il bambino ha sofferto di dermatite atopica o di rinite allergica persistente
– e se infine è risultato positivo alle prove allergologiche (in particolare agli allergeni respiratori).
Un altro importante fattore di rischio può essere dato dall’esposizione del piccolo al fumo passivo.Qual è la terapia indicata per il broncospasmo?
Bisogna tenere presente che il trattamento deve essere precoce per evitare nel bambino in piena formazione il rimodellamento dei bronchi dovuto al persistere degli episodi di malattia: questa alterazione anatomica potrebbe compromettere in futuro la sua funzione respiratoria.
Generalmente, dal punto di vista medico, la terapia indicata è quella usata anche per l’asma vera e propria, per cui vi saranno trattamenti con cicli di antinfiammatori (cortisonici) a basso dosaggio tramite soluzione spray (con distanziatore adatto all’età anche per bambini molto piccoli, di un anno o meno) o aerosol e nebulizzatore. Entrambe queste soluzioni sono efficaci, per cui i genitori sono liberi di decidere con quali si trovano meglio e quali sono meglio accettate dal bambino. E’ quindi importante consultarsi con il pediatra per le somministrazioni e la loro frequenza, che dovrebbe essere maggiore all’inizio per numero di trattamenti per poi venire gradualmente ridotta (anche nei tempi di somministrazione).
Il farmaco di prima scelta è il salbutamolo, ma nel lattante si può usare anche il fluticasone (dosaggio di circa 50 g).
In alcuni casi il broncodilatatore può non essere sufficiente e nel bambino persiste la crisi respiratoria: in tali occasioni occorre rivolgersi tempestivamente al pediatra o, nei casi più gravi, al pronto soccorso, dove verrà valutata la necessità di ricorrere al cortisone per via orale.
Come indicazione di massima, comunque, in ogni caso occorre rivolgersi al medico curante se il bambino al di sotto dell’anno di età ha una frequenza di più di 60 respiri al minuto, che scende a 50 quando il bambino ha 1-2 anni. Dopo il secondo anno di vita gli atti respiratori non devono invece superare i 40 al minuto.
Se il broncospasmo si presenta in forma lieve e si preferiscono utilizzare rimedi omeopatici, si possono impiegare elementi come il Cuprum (rame in diluizione omeopatica), usato nelle bronchiti spastiche lievi per le sue proprietà antispastiche, o l’Aerobiotic GSE (a cui occorre prestare attenzione comunque alle dosi a seconda dell’età del bambino).
In alternativa è utilizzabile anche il rimedio chiamato IMO 09 per nebulizzazione, spesso associato al Cuprum in quanto contiene Vibrum lantana, che è un fitoterapico con azione specifica contro il broncospasmo.
Ad ogni modo, se si parla di forme più gravi o se anche con queste cure l’asma permane denunciata dalla spirometria che riduce la funzionalità respiratoria, è necessario cercare il consiglio di un allergologo in modo da tenere sotto controllo la sintomatologia.
Infine, per prevenire o attenuare il broncospasmo nei bambini si possono tenere presenti alcune basilari regole igieniche utili per evitare infezioni respiratorie. Tra queste per esempio occorre ridurre la frequentazione del bambino negli asili nido, dove è facile che contragga malattie respiratorie virali che comportano la ricorrenza dei sintomi o stare lontani dal piccolo qualora i genitori stessi abbiano un’infezione in corso.
Servirà poi areare correttamente tutti gli ambienti di casa, mantenere una corretta igiene soprattutto delle mani (del bambino e di coloro che entrano in contatto con lui).
Dopo i sei anni, una volta conclamata l’asma allergica nel bambino, è necessario evitare il più possibile le probabilità di contatto e il contatto stesso con gli allergeni che provocano le crisi asmatiche: in particolare, il divieto assoluto che si dà in primis è quello di fumare in presenza del bambino, in quanto il fumo irrita i bronchi e può essere un fattore scatenante del broncospasmo.