Allattamento del Bambino e pillola anticoncezionale, tutto quello che si deve sapere nel 2018

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Dopo il parto la vita di coppia cambia radicalmente, ma è necessario, per il bene della coppia stessa, trovare alcuni momenti di intimità e, quando si è pronti, ricominciare ad avere rapporti sessuali.

In questo contesto, se si vuole evitare una nuova gravidanza a pochi mesi dal parto, soprattutto per le donne che hanno avuto un parto cesareo, è necessario prendere alcune precauzioni. L’allattamento al seno è di per sé un anticoncezionale naturale, poiché la prolattina impedisce l’ovulazione, ma non è un metodo sicuro al 100%.

Le settimane successive al parto rappresentano un periodo molto delicato per la neo mamma, che deve far fronte alle esigenze del neonato e allattarlo ogni volta che il bambino lo desidera.

Esiste un metodo di contraccezione conosciuto come LAM, amenorrea da lattazione. In pratica, durante i sei mesi in cui il neonato si nutre esclusivamente di latte materno, nel corpo della neo mamma viene prodotta di continuo un ormone che si chiama prolattina e che impedisce di fatto il processo di ovulazione.

Per affidarsi a questo metodo, la cui sicurezza è attestata al 98%, è indispensabile che il bambino venga allattato a richiesta, che non assuma altri alimenti oltre al latte materno e che le poppate abbiano una frequenza di 4 ore durante il giorno e di massimo 6 ore durante la notte.

Questo metodo di contraccezione può essere utilizzato fino al raggiungimento dei sei mesi di vita del neonato, dopodiché la sua efficacia diminuisce notevolmente.

Se non si vuole rischiare di rimanere incinte a pochi mesi dal parto, quindi, è consigliabile valutare metodi contraccettivi alternativi. Nelle prime settimane dopo la nascita del bebè l’unico contraccettivo sicuro è quello di barriera, come il preservativo.

Dopo 21 giorni dal parto, invece, sotto prescrizione medica, la neo mamma può decidere di assumere la pillola contraccettiva. Molte mamme sono spaventate dal fatto che la pillola possa sballare i dosaggi ormonali con conseguenze sulla qualità del latte che arriva al neonato.

In realtà la pillola contraccettiva che viene prescritta dal ginecologo durante l’allattamento è una “mini-pillola” che contiene solo progesterone e non estrogeni, in modo che la qualità e la quantità del latte non ne risentano.

Le mini-pillole che vengono prescritte durante l’allattamento sono solitamente tre: la Cerazette, l’Azalia e la Nacrez. Sono molto simili tra loro. La Cerazette è una delle pillole più utilizzate durante l’allattamento e contiene solo desogestrel, un progestinico di terza generazione che non influisce minimamente sul latte materno.

Anche l’Azalia è una minipillola che non contiene estrogeni ma solo un piccolo quantitativo di progestinico desogestrel, così come la Nacrez, che però si differenzia dalle altre due per il quantitativo più alto di progesterone che impedisce la maturazione dell’uovo.

Le mini-pillole funzionano come la pillola anticoncezionale classica: devono essere assunte ogni giorno alla stessa ora, senza però l’intervallo di una settimana a fine ciclo. La mini-pillola non prevede interruzioni perché di fatto blocca completamente l’attività mestruale.

Durante l’allattamento può essere assunta solo ed esclusivamente la pillola progestinica, perché, mentre il progesterone non influisce sulla qualità del latte materno, gli estrogeni possono limitare la produzione del latte. Una volta terminato l’allattamento, quando il bambino è stato completamente svezzato, la mamma può ricominciare ad assumere la pillola anticoncezionale con funzione combinata di progesterone ed estrogeni.

Anche se la mini-pillola ha dosi ormonali ridotte rispetto alla pillola classica e può essere assunta anche da donne con problemi coagulatori o intolleranti agli estrogeni sintetici, non è adatta a tutte le neo mamme. E’ compito del ginecologo riconoscere la possibilità o meno della propria paziente di assumere questo farmaco oppure consigliare metodi contraccettivi alternativi.

La mini-pillola è, in ogni caso, un farmaco e come tale può avere degli effetti collaterali su chi la usa. Niente a che vedere, come detto, con la produzione del latte materno, ma ci possono essere degli effetti indesiderati sul corpo o sulle attitudini della neo mamma.

La donna che assume la mini-pillola, ad esempio, può iniziare a soffrire di secchezza vaginale o manifestare un calo della libido. Trattandosi di un farmaco ormonale, infatti, può comportare un calo del desiderio o una minore produzione di secrezione vaginale. Niente di cui vergognarsi, basta parlarne con il ginecologo per valutare altre opzioni.

Un altro effetto indesiderato che può manifestarsi è lo spotting, ovvero il sanguinamento intermestruale o l’amenorrea. In poche parole la donna può soffrire di perdite di sangue a distanza ravvicinata, conseguenza anche del contrarsi dell’utero ogni volta che si allatta.

Dal momento che questi sanguinamenti possono essere anche consistenti e frequenti, si possono verificare stati di stanchezza e spossatezza. Anche in questo caso è consigliabile recarsi dal medico per valutare altre opzioni.

L’allattamento è sicuramente un periodo molto impegnativo per la neo mamma, ma anche bellissimo perché si instaura un legame con il proprio figlio che rimarrà per sempre indissolubile.

Questo non significa che si debba mettere in secondo piano il proprio compagno. La serenità di coppia è fondamentale per tutta la famiglia e anche i momenti di intimità tra i neo genitori non devono mancare, ma con le dovute precauzioni se non si desidera subito una nuova gravidanza.

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